Bonus edilizi e decreto antifrode, evitare un nuovo corto circuito

“Non vorremmo che il decreto antifrode dovesse essere ribattezzato decreto antibonus” – dichiara Maurizio Lo Re, Presidente di ANGAISA, l’associazione nazionale dei distributori idrotermosanitari aderente a Confcommercio – Imprese per l’Italia. Dopo aver accolto con favore le notizie relative alla proroga di bonus, superbonus e soprattutto sconto in fattura e cessione del credito, diverse associazioni di categoria temono che il nuovo provvedimento, introdotto per contrastare le cessioni di credito legate a lavori edilizi inesistenti, possa portare a una paralisi progressiva dei cantieri, rendendo sempre meno “attrattivi” i bonus fiscali che hanno rilanciato l’edilizia. “Comprendiamo perfettamente gli obiettivi che il legislatore si è posto: legalità, correttezza, trasparenza sono valori assolutamente prioritari che non possiamo non condividere” – ribadisce Lo Re -. “Si tratta del resto di presupposti fondamentali ben evidenziati nello Statuto e nel Codice Etico ANGAISA. Le nostre aziende si caratterizzano per l’applicazione rigorosa delle normative e affiancano spesso la clientela per favorire la loro corretta interpretazione e applicazione. Ma per continuare a svolgere questo ruolo abbiamo bisogno di poter contare su regole chiare e coerenti, che vadano effettivamente a colpire chi si muove nell’illegalità, senza penalizzare le tantissime imprese che hanno sempre operato nel pieno rispetto della legge. Purtroppo, tutti gli operatori della nostra filiera hanno dovuto fare i conti con un decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’11 novembre ed entrato in vigore il giorno dopo, che ha sostanzialmente cambiato le regole del gioco, estendendo l’obbligo del visto di conformità e l’asseverazione di congruità delle spese, in maniera generalizzata, a tutti i bonus, prescindendo dall’effettiva entità dei lavori a cui gli incentivi stessi sono collegati. Non è stato assolutamente possibile prepararsi per tempo e il quadro normativo di riferimento è oggi molto più confuso ed incerto, con il rischio concreto che chi stava valutando possibili investimenti attenda tempi migliori…” Paradossalmente, la stessa Agenzia delle Entrate non ha avuto il tempo di farsi trovare pronta, ed ha dovuto quindi bloccare temporaneamente la possibilità di utilizzare i canali telematici dedicati alla comunicazione delle opzioni cessione credito/sconto in fattura. “C’è stata sicuramente una sottovalutazione delle conseguenze che un provvedimento di questo genere avrebbe prodotto nell’immediato” – conclude Maurizio Lo Re – “ed è necessario intervenire nel più breve tempo possibile per fornire alle imprese i necessari chiarimenti, adottando se possibile qualche correttivo. Si potrebbe ad esempio pensare di riservare l’obbligo di conformità e asseverazione solo agli interventi di una certa entità e di carattere strutturale (in analogia a quanto già avveniva per il Superbonus 110%). Facciamo appello al Governo affinché non venga interrotto il circolo virtuoso della riqualificazione degli immobili e dell’efficientamento energetico, legato al bonus ristrutturazioni e all’ecobonus. E’ un rischio che non ci possiamo permettere, se consideriamo che l’edilizia contribuirebbe per ben l’1,6% alla crescita del PIL stimata nel 2021 al +6,7%, secondo le più recenti stime diffuse dal CRESME”.