Valvole e rubinetti, ripresa decisa nel 2021

Ripresa oltre le aspettative dopo un 2020 particolarmente difficile. Il settore italiano del valvolame, rubinetteria, attuatori, raccorderia e tubi flessibili, rappresentato da AVR – associazione federata Anima Confindustria – mostra uno stato di buona salute, confermato dalle previsioni dell’Ufficio studi Anima effettuate a ottobre. È necessario, però, tenere in considerazione il contesto sociale ed economico, che potrebbe ridimensionare le previsioni in seguito al boom dei costi energetici e alla quarta ondata di Covid che sta affliggendo tutto il mondo, fattore fondamentale per un settore che esporta oltre la metà dei propri prodotti. Secondo i dati elaborati, il fatturato nel 2021 potrebbe raggiungere i 7,7 miliardi di euro, con un aumento del +14,1% sul 2020. “Sono previsioni estremamente positive – afferma il presidente AVR Sandro Bonomi – che dimostrano l’effettiva ripresa del comparto italiano rappresentato dall’associazione. Dobbiamo, però, considerare l’aumento dei prezzi e la difficoltà di reperimento delle materie prime, che hanno costretto le nostre aziende a riprogrammare gli ordini e a rimodulare i prezzi dei prodotti finali. Nondimeno, la diffusione del Covid attualmente in atto, specialmente in Germania, potrebbe avere ripercussioni su tutto il settore”. Dati positivi per tutti i comparti rappresentati da AVR – Raccordi, Cromato, Industriali, Bronzo & Ottone – dopo che il settore, nel suo complesso, aveva registrato -10,3% nel 2020 con un fatturato complessivo di 6,75 miliardi di euro. Il livello occupazionale rimane stabile, con oltre 27.300 addetti. Anche l’export mostra segnali positivi ritornando ai livelli pre-Covid, con 4,96 miliardi di euro di fatturato come nel 2019. “Il nostro settore – dichiara Sandro Bonomi – si riconferma uno dei primi distretti in Europa e nel mondo nella produzione di valvole e rubinetti. Non è un caso se oltre il 60% dei prodotti italiani vengono esportati in tutti i continenti. Tra le destinazioni che apprezzano maggiormente il Made in Italy troviamo Germania, Stati Uniti e Arabia Saudita, con un incremento delle esportazioni anche verso il mercato cinese”.