Niente aumento delle aliquote IVA del 10 e del 22% nel 2017, che però sarebbero destinate ad essere incrementate a partire dal 2018. Secondo una bozza della manovra dal 2018 l’IVA al 10% salirebbe al 13% e quella al 22% salirebbe al 25%. Per l’aliquota IVA ordinaria sarebbe previsto inoltre un ulteriore incremento dal 2019, pari allo 0,9%. Immediata la replica di Confcommercio: attraverso una nota del suo Ufficio Studi, la Confederazione fa sapere che “se venissero confermate le indiscrezioni sull’aumento dell’IVA nel 2018 e nel 2019, il Paese dovrebbe prepararsi a una prolungata stagnazione, che nessun incentivo agli investimenti potrebbe scongiurare”. “Dalle indiscrezioni trapelate, nel 2018 le maggiori imposte indirette ammonterebbero a oltre 19 miliardi di euro per arrivare a circa 23 miliardi nel 2019. Contestualmente, le aliquote nominali dell’IVA – già elevate nel confronto internazionale – porterebbero l’Italia ai vertici mondiali. Un record pernicioso per i consumi e per la crescita”. “Al di là di ipotesi fantasiose – conclude l’Ufficio Studi – sugli effetti della traslazione degli incrementi sui prezzi al consumo, il paventato drenaggio di risorse dal settore privato a quello pubblico, configurando una politica fiscale fortemente restrittiva, vanificherebbe da subito, attraverso l’ulteriore calo di fiducia, i notevoli sacrifici fatti, in questi lunghi anni di crisi, dalle imprese e dalle famiglie italiane per assicurarsi un futuro più sereno all’interno della comunità internazionale”.
Fatturati in calo e ritenute fiscali riducono la liquidità delle aziende
In tre mesi, nel periodo marzo/maggio 2024, gli investimenti nel settore dell’edilizia legati ai bonus edilizi, hanno registrato una contrazione nell’ordine del -17,4%. Ad aggravare la situazione delle aziende che lavorano nel comparto, l’incidenza delle ritenute...