Secondo le più recenti proiezioni dell’Ocse, contenute nel rapporto “Working Better with Age”, entro il 2050 in Italia ci saranno più pensionati che lavoratori. Sulla base degli attuali schemi pensionistici, la percentuale di over 50 inattivi o pensionati che dovranno essere sostenuti dai lavoratori potrebbe aumentare di circa il 40%, arrivando nell’area Ocse a 58 su 100. In Italia il rischio concreto è che il rapporto sia “uno a uno” o addirittura che ci siano più over 50 fuori dal mondo del lavoro che lavoratori. L’Ocse invita i governi a promuovere “maggiori e migliori opportunità di lavoro in età avanzata per proteggere gli standard di vita e la sostenibilità delle finanze pubbliche”. La relazione sottolinea che sono stati compiuti molti progressi per incoraggiare i lavoratori più anziani a continuare a lavorare fino a 65 anni. Tuttavia in quasi tutti i Paesi Ocse, l’età effettiva in cui gli anziani escono dal mercato del lavoro è ancora più bassa oggi rispetto a 30 anni fa, nonostante le maggiori aspettative di vita. La causa è riconducibile soprattutto agli scarsi incentivi a continuare a lavorare in età avanzata e alla riluttanza dei datori di lavoro ad assumere e trattenere lavoratori più anziani.
Il terziario sempre più motore dell’occupazione
L'11 giugno l’Ufficio Studi di Confcommercio ha presentato la seconda edizione dell'Osservatorio Terziario e Lavoro. Il direttore Mariano Bella ha sottolineato che nel 2023, per la prima volta, il settore del terziario ha raggiunto la quota di oltre il 50% per quanto...