Nel 2017 hanno avviato procedure di default o di uscita volontaria dal mercato 93 mila imprese, un dato in calo del 5% rispetto all’anno precedente e lontano dal massimo raggiunto al picco della crisi (109 mila procedure nel 2013). Il calo è più marcato per fallimenti e concordati preventivi e più contenuto per le liquidazioni volontarie. In contro-tendenza le procedure di liquidazione coatta amministrativa, che fanno registrare un’impennata dovuta al forte aumento di default di società cooperative, soprattutto nel Mezzogiorno. Questa è, in estrema sintesi, la fotografia relativa alle chiusure di impresa del 2017, in base ai nuovi dati dell’osservatorio Cerved relativo a “Fallimenti, procedure e chiusure di imprese” (febbraio 2018). I dati tratti dagli archivi di Cerved indicano che il miglioramento dei fallimenti ha acquisito ulteriore slancio: nel 2017 sono fallite 12.009 aziende, con un calo dell’11,3% rispetto all’anno precedente che rafforza le dinamiche già positive osservate nel 2016 (-8,2%) e nel 2015 (-6,1%). In base ai dati storici, il numero di fallimenti è tornato ai livelli dei primi anni Duemila. Nel corso del 2017 è proseguito anche lo “sboom” dei concordati preventivi: sono state presentate 589 domande (-29% sul 2016), il minimo da oltre dieci anni e un livello molto distante dai massimi del 2013 (2.278 domande). La tendenza riflette sia miglioramenti del ciclo economico, sia cambiamenti normativi. Le procedure concorsuali diverse da fallimenti e concordati tornano invece ad aumentare, soprattutto per l’impennata nel numero di casi di liquidazioni coatta amministrativa (647, +46% rispetto all’anno precedente), che riguardano principalmente cooperative attive nel campo della logistica e dei servizi.
Fatturati in calo e ritenute fiscali riducono la liquidità delle aziende
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