Nell’ottobre scorso il Misery Index di Confcommercio ha fatto segnare 18,9 punti, due decimi di punto in meno rispetto a settembre. Il miglioramento, che dipende dal calo della disoccupazione, è sì un’inversione nella tendenza registrata negli ultimi mesi, ma è troppo modesto per essere letto come un segnale di effettiva riduzione dell’area del disagio sociale, ancora molto ampia. Questa situazione determina uno stato d’incertezza nelle famiglie, il cui clima di fiducia non mostra segnali di miglioramento. Di conseguenza restano improntati alla cautela i comportamenti di consumo. Per conseguire un concreto miglioramento del sentiment, le dinamiche occupazionali dovrebbero tornare a registrare tassi di crescita significativi, permettendo una reale riduzione del numero delle persone in cerca d’occupazione. Quanto ai prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto, sono aumentati dello 0,2%, per effetto della ripresa degli alimentari. Ricordiamo che il Misery Index Confcommercio (MIC) è calcolato in modo da leggere con maggiore precisione la dinamica del disagio sociale, misurato in una metrica macroeconomica. Le due componenti del MIC sono il tasso di disoccupazione esteso e la variazione dei prezzi dei beni e dei servizi acquistati in alta frequenza (fonte ISTAT): le dinamiche di prezzo di questo paniere dovrebbero influenzare in modo più diretto la percezione dell’inflazione da parte delle famiglie, correlandosi direttamente con le preoccupazioni (disagio) in merito al proprio potere d’acquisto.
Fatturati in calo e ritenute fiscali riducono la liquidità delle aziende
In tre mesi, nel periodo marzo/maggio 2024, gli investimenti nel settore dell’edilizia legati ai bonus edilizi, hanno registrato una contrazione nell’ordine del -17,4%. Ad aggravare la situazione delle aziende che lavorano nel comparto, l’incidenza delle ritenute...